Il fratello del vigile travolto sulla Tiburtina: “Diceva ‘sto morendo, non ho più le gambe”

Daniele Virgili, 25 anni, è stato investito da un carabiniere con un tasso alcolemico tre volte superiore al limite consentito. Il padre: “Distrutto da un alcolizzato”.
A cura di Natascia Grbic
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Ha collaborato Simona Berterame

"Un ragazzo che si è sempre dato da fare, che ha sempre fatto del suo meglio per aiutare gli altri. Si è diplomato come cuoco, poi ha studiato per diventare istruttore di scuola guida e poi ha fatto il concorso per la Polizia Locale, entrando con buoni voti. Per lui esisteva solo lo studio e il lavoro fino a che l'obiettivo non fosse stato raggiunto. Lo hanno distrutto, un alcolizzato che non li ha visti. Lui è sempre stato devoto e ligio al dovere, non sopportava questa gente e proprio da loro è stato distrutto". A parlare, la voce e il volto distrutto dal dolore, è Maurizio Virgili, il padre di Daniele, il giovane vigile urbano travolto ieri sera su via Tiburtina da un'auto lanciata a tutta velocità. Alla guida del veicolo, che gli ha tranciato una gamba e fatto quasi perdere anche l'altra, un carabiniere in quel momento libero dal servizio con un tasso alcolemico di 1.9 per litro nel sangue. Un tasso che va ben oltre il limite consentito per chi si mette alla guida.

Davanti l'ospedale San Camillo di Roma, dove il ragazzo è ricoverato in prognosi riservata, tantissime persone, dalla famiglia, al corpo di Polizia Locale, alle istituzioni. Tra loro anche il fratello, colui che ha dato coraggio a Daniele fino a che non è arrivata l'ambulanza: i due sono stati al telefono fino all'arrivo dei soccorsi. Riccardo, questo il nome del fratello di Daniele, ha cercato di tenerlo sveglio per tutto il tempo, mentre arrivava sul luogo dell'incidente.

"Stava mettendo in sicurezza la zona con i colleghi quando l'auto è arrivata da dietro senza frenare, prendendogli le gambe – racconta il ragazzo – Subito dopo mi ha chiamato e chiesto di andare sul posto, dicendomi che stava morendo. Mi ha detto ‘ti voglio bene, sei stato un ottimo fratello ma sto morendo. Non vedo più, non ho più le gambe'. Sono arrivato sulla Tiburtina, gli ho parlato al telefono per non farlo addormentare e gli ho promesso che ci saremmo rivisti, anche se era convinto non fosse così".

In ospedale, è andato anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, oltre al comandante di Polizia Locale Mario De Sclavis. "Sono stati tutti molto umani – continua Riccardo – non conoscevo il corpo di Polizia di Roma Capitale, sono stati fantastici, è una grande famiglia. Ho chiesto che sia fatta chiarezza e che questa persona paghi. La scena di mio fratello in quello stato, con quella persona ubriaca accanto che rideva, non me la scorderò mai. Era euforica, come se non si rendesse conto di dove stava. Voglio che sia fatta giustizia, Daniele aveva studiato tanto per raggiungere il suo obiettivo, e ora tutti i suoi sogni sono stati infranti".

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